Le impronte digitali di Emanuela Alfieri
In questo articolo riporto i passaggi più interessanti da un’intervista che ho fatto ad Emanuela Alfieri, poco dopo l’allestimento dei suoi lavori in una cantina di Bocchignano:
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Iniziamo subito a parlare della tua ricerca sulle impronte digitali, visto che dà l’immagine grafica di tutta la manifestazione.
In una introduzione al tuo lavoro si trova scritto che esso nasce da una ricerca personale sull’unicità dell’individuo e tu stessa dichiari: “In un mondo in cui pervade la globalizzazione e si perdono le identità dei popoli tutto ciò che rimane è ¨ il nostro essere unici”
Vorrei sapere: come e quando nasce questa tua ricerca, che dalle tue parole ha un preciso connotato storico-sociale (la globalizzazione), e se la stessa (la ricerca artistica sulle impronte) sia dipendente, inoltre, da fattori più strettamente personali. Quali?
Questa ricerca personale nasce da quando ho iniziato ha lavorare con materiali diversi, negli ultimi anni di accademia, dove il mio lavoro era strettamente pittorico e figurativo, ho “scoperto” che potevo usare diversi materiali per poter raccontare “me stessa”, cosa che non riuscivo a fare con la pittura. Raccontando i miei disagi interiori e sociali sono arrivata a conoscere gli altri da qui la ricerca si sposta all’individualità della persona ma mette anche in evidenza il mio disagio sociale.
Sono una persona a cui piacciono le cose semplici e chiare, quando viaggio preferisco visitare i luoghi non turistici per sentire la vera atmosfera della popolazione di quei posti, vado alla ricerca di piccoli paesi in cui non c’è nulla da vedere che non la gente stessa, le loro usanze. Questa è una di quelle cose che andranno a scomparire.
Spero di aver risposto alla tua domanda, non sono molto brava con le parole, per questo utilizzo l’arte figurativa per esprimermi.
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Quindi possiamo vedere nella tua opera anche una componente antropologica di tutela delle tradizioni come di un bene culturale (senza distinguere tra cultura alta/bassa)…
Per quanto concerne il rapporto della Emanuela artista con la società attuale, e del suo disagio: mi piacerebbe addentrarmi un po’ nella considerazione del valore della ricerca sulle impronte e sul suo possibile impatto con il pubblico di oggi.
Ad esempio, è ancora fresca nella nostra memoria la proposta del ministro Maroni di raccogliere dati biometrici dei clandestini (inclusi i bambini).
Cosa ha da dire un’artista come Emanuele Alfieri ad un ministro come Roberto Maroni sulla crucialità e la valenza simbolica delle impronte digitali? C’è qualcosa che solo un artista può cogliere?
Pensi sia possibile una sorta di “consulenza artistica” su questioni politiche di tale rilevanza etica?
Quando ho iniziato questo lavoro sulle impronte digitali non si parlava ancora di questa proposta di legge, quindi preferirei non collegarla alla politica.
Sai il problema in Italia è che se dici di bloccare l’entrata dei clandestini sei un Fascista, se sei contro la proposta Maroni sei Comunista, non si prova neanche a ragionare, per cercare delle soluzioni, è tutto come una partita di calcio: c’è la squadra di destra e quella di sinistra e noi cittadini siamo come gli spettatori allo stadio (sai cosa succede allo stadio ogni domenica!?)
Fino a quando non cambiamo noi individui, fino a quando non cerchiamo di smettere di voler fregare il prossimo, non credo che in Italia possa cambiare qualcosa.
Si, credo di avere una visione molto pessimista del futuro, ma nel vedere le nuove generazioni come crescono (genitori, tv, video-game, ecc.) le aspettative sono molto poche.
per rispondere alle tue domande posso dire che la Lega se la conosci la eviti ma degli altri di sicuro non ti puoi fidare.
Sarebbe bello sensibilizzare i nostri politici, ma credo che gli interessi economici abbiano la meglio su tutto.
Come hai ben capito preferisco non parlare di politica in quanto la “politica” non esiste.
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Così non volevi parlare di politica, ma ne hai parlato abbondantemente! 😉
Ma è giusto cambiare argomento e non rilegare il tuo lavoro a semplici fatti di cronaca (o di politica da stadio).
Parlami allora della tua esperienza di collaborazione con 20eventi. Mi piacerebbe sapere in particolare che rapporto c’è stato, se c’è stato, con la gente di Bocchignano. C’è stato uno scambio reciproco, o la mostra è rimasta circoscritta all’interesse degli addetti ai lavori?